
Mario Attilio Levi
Ercole e Roma
1997, 148 pp., 24 ill. b/n
Paperback, 17 x 24 cm
ISBN: 9788870629606
Anche se dal settentrione etrusco e dal mezzogiorno greco venivano ai Romani ideazioni e rappresentazioni di Eracle visto come eroe protetto da Fiera, per secoli i Romani resistettero all'influsso delle civiltà viciniori, conservando il loro culto di una suprema divinità ctonia, Ercules il cui nome poteva apparire analogo a quello di Erakles solo a una superficiale filologia. La coppia divina dei Romani, e di altri centri laziali, era formata da Ercole e dalla dea celeste Diana (Diviana): si trattava di culti aniconici. Quando si cominciò a sentire l'esigenza di immagini divine, si mutarono le rappresentazioni dei vicini, senza percepire la profonda differenza del caso di Ercole, che non aveva nessun rapporto o affinità con Herakles.
Even if the images and representations of Hercules depicted as a hero protected by Fiera came to the Romans from the Etruscan north and the Greek south, the Romans resisted the influence of their neighboring civilizations for centuries. They preserved their cult of a supreme local divinity, Ercules whose name might appear similar to that of Erakles, but only in terms of superficial philology. The Roman's divine couple, and that of other centers in Lazio, was composed of Hercules and the celestial goddess Diana (Diviana); these were figureless cults. When they began to feel the need of divine images, they transformed their neighbor's representations without perceiving that in the case of Ercole, there was no relationship or affinity with Hercules.
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