
Salpare diretti al cielo supremo dei sensi: il dantismo del Marino della Lira.
In: L'Ellisse: 17, 2022
DOI: 10.48255/2240-9688.LELLIS.17.I-II.2022.08
Il saggio intende approfondire le nostre conoscenze in merito al rapporto tra la poesia di Giovan Battista Marino e l’opera di Dante. Dal momento che i critici hanno già eviden- ziato i numerosi calchi danteschi presenti nell’Adone, questo studio si concentra sulla prima stagione della lirica del Marino, quella della Lira. L’indagine sottolinea la distanza di Marino dalla spiritualità di Dante esplorando l’immaginario del Paradiso come condi- zione di soddisfazione sessuale e dell’Inferno come assenza della donna amata. Quindi il saggio si concentra sul metodo della poesia mariniana e mostra come – secondo la teoria poetica esposta dallo stesso autore nella Lettera all’Achillini – Marino in alcune occasioni nasconda i materiali poetici rubati a Dante e in altre, invece, giochi con la citazione e renda facile al lettore riconoscerla, nell’intento di dimostrare la propria superiorità rispet- to al poeta antico e sovvertire il suo credo morale.
Massimiliano Malavasi, Setting sail for the highest heaven of the senses: the Dante of Marino’s Lira
The essay aims at deepening our knowledge of the relationship between Giovan Battista Marino’s poetry and Dante’s works. Since critics have already enlightened the numerous imitations of Dante’s passages in the Adone, this essay focuses on the first period of Mari- no’s poetry, that of the Lira. The inquiry underlines Marino’s distance from Dante’s spiri- tuality exploring the imaginary centered on Paradise as the condition of sexual satisfaction and on Hell as the absence of the loved woman. Then the essay focuses on the method of Marino’s poetry and shows as – according to the poetical theory exposed by this author in his Letter to Claudio Achillini – Marino sometimes hides the poetical materials stolen from Dante and sometimes, on the contrary, plays with the quotation and makes it easy to the reader to recognize it, in order to show his superiority to the ancient poetry and subvert his moral belief.