
Lo sisè seny, lo qual apeŀlam affatus: suggerimenti lulliani per l'attualità della filologia
In: Filologia classica e medievale: 3, 2019
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Il saggio esamina le circostanze storiche e il significato intellettuale del Lo sisè seny, lo qual apel .lam affatus, pubblicato da Ramon Llull anche nella traduzione latina come Liber de affatu (del quale si esaminano aspetti della tradizione manoscritta e alcune problematiche critico testuali) .La posizione che Ramon assume – che considera il parlare una forma di percezione sensibile – si manifesta come quasi del tutto originale e senza alcuna reale fortuna posteriore, ma strettamente legata al funziona-mento dei meccanismi dell’ars lulliana. Da una parte, il linguaggio naturale – alla stregua di ogni al-tro aspetto della sensibilità animale – si mostra debole e suscettibile di equivoco rispetto al linguaggio formalizzato dell’ars; in un altro senso il linguaggio naturale consente (come ogni altro meccanismo percettivo) di toccare la realtà che percepisce (in questo caso una realtà intellettuale), completando l’accesso al reale e il suo godimento. Di rilievo sono a questo proposito le osservazioni di Ramon sulla necessità di tradurre le sue opere in tutte le lingue. La ricostruzione rigorosa del testo consente di ricostruire meccanismi mentali del tutto singolari e legati all’esperienza personale di Ramon Llull e al suo sogno di pacificazione universale, basato su un sapere divino e umano a tutti accessibile, in ciò cogliendo una diversità perduta e dimenticata ed eseguendo uno dei compiti della filologia.
«Lo sisè seny, lo qual apel .lam affatus» . Lullian suggestions for the actuality of philology
This essay explores the historical circumstances and the intellectual meaning of Lo sisè seny, lo qual apel .lam affatus, published by Ramon Llull also in the Latin translation as Liber de affatu. Aspects of the handwritten tradition as well as some critical textual issues are examined. The position assumed by Ramon, who considers speaking (affatus) as a form of sensitive perception, is almost completely original and without any real later fortune, but closely linked to the performance of Lullian ars mechanisms. On the one hand, natural language – like any other aspect of animal sensitivity – is weak and susceptible to misunderstanding, compared to the formalized language of ars. On the other hand, natural language allows, like any other perceptive mechanism, to touch reality – in this case an intellectual reality –, completing access to it and its enjoyment. In this respect, Ramon’s observations on the necessity to translate his works into all languages are relevant. The rigorous reconstruction of the text allows us to reassess unique mental mechanisms related to Ramon Llull’s personal experience and his dream of universal pacification, based on a divine and human knowledge accessible to all. Thus, we grasp a lost and forgotten diversity and accomplish one of the tasks of philology.