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This consideration on the need to read again the De architectura underlines firstly how the definition of the treatise is closely linked to the one of the identification of the author in terms of cultural sociology. It is possible then to understand that the Vitruvian attempt consists in enhancing the treasure of knowledge acquired during a long career. Even if his desire for global codification is more favourable to conservation than to innovation, Vitruvius seems to be associated, in at least two cases, with the effort of elaborating new typologies. In this respect the text is not a simple handbook, but a kind of compendium of rules motivated by two requirements typical of his time and his professional position, that is to elevate the Italic architecture to the rational dignity of the Hellenistic one and to make architectural practice depend on strict ethical codes.
Questa riflessione sulla necessità di rileggere il De architectura sottolinea in primo luogo come la definizione del trattato sia strettamente legata a quella dell’identificazione dell’autore in termini di sociologia culturale. Possiamo allora capire che il tentativo vitruviano consiste nel valorizzare il tesoro di conoscenze acquisite nel corso di una lunga carriera. Anche se la sua volontà di codificazione globale sia più favorevole alla conservazione che non all’innovazione, Vitruvio sembra di essere associato, in almeno due casi, allo sforzo di elaborazione di nuove tipologie. In questo senso, il libro non è un semplice manuale, ma una specie di somma normativa animata da due esigenze caratteristiche del suo tempo e della sua posizione professionale: elevare l’architettura italica alla dignità razionale di quella ellenistica, e far dipendere la pratica architettonica da rigorose regole etiche
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- Pierre Gros, Vitruvio e noi, o come e perché leggere Vitruvio oggi
- Pierre Gros, Ambition et limites du corpus théorique du De Architectura
- Francesco Paolo Di Teodoro, «Πάντα καθαρμὸν ἔκοψεν ἀπόκρυφον εὖτ΄ἄν΄ἀπ΄Ἄργους, Οὔρεα τρηχείης ἤλυθεν Ἀρκαδίης....».Gli epigrammi dell’ottavo libro del De Architectura di Vitruvio (VIII, 3, 21-23): Fra Giocondo, Angelo Poliziano, Fabio Calvo e qualche protagonista di troppo
- Lorenzo Kosmopoulos, Vitruvio e l’eredità teorica del De Architectura (Libri III e IV)
- Antonio Monterroso Checa, Massimo Gasparini, Vitruvio e l’architettura teatrale in Italia in epoca tardo-repubblicana e augustea
- Werner Oechslin, Il sapere di Vitruvio e le tradizioni enciclopediche in tempi umanistici
- Francesca Salatin, “Questi capitelli nascono l’uno dall’altro”. Gli ordini architettonici nel Vitruvio del 1511
- Hartmut Wulfram, Archimedes’ Präsenz in Vitruvs De Architectura. Diskursformen, ‘Leerstellen’ und ein Ausblick auf Cesare Cesariano
- Marco Biffi, “Concordando el significato col segno”: il caso di hypotrachelium nelle prime traduzioni italiane del De Architectura
- Oscar Mei, La basilica vitruviana della Colonia Iulia Fanestris e la realtà archeologica di Fano
- Ingrid D. Rowland, Le donne di Vitruvio
- Laura Cerri, Maria Raffaella Ciuccarelli, Oscar Mei, Salvatore Piro, Nuova indagini archeologiche in Piazza XX Settembre a Fano
- Antonello Alici, Vitruvio e il De Architectura nei Paesi Nordici
- Dino Zacchilli, Il Giuramento di Vitruvio per i sindaci