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The essay explores the theme of the presence of the three Greek epigrams, complete and in Greek for the first time, in the Venetian edition of De architectura, edited by Fra Giovanni Giocondo, 1511 (Vitr., VIII, 3, 21-23) retracing, with new reflections, the passage from the discoverer of the texts, Angelo Poliziano, to Giocondo. It is an opportunity to compare the various sixteenth-century translations of the three texts into the national languages, focusing on the very first translation into Italian and in verse by Fabio Calvo who made the volagarization of the Vitruvius treatise for Raphael in 1519. It is also an opportunity to consider and reconsider the relationship between Fra Giocondo, Giano Lascaris, and Giovan Marco Canozi da Lendinara who helped Giocondo for the engraved part of the 1511 edition, as well as the presumed role that Marcello Virgilio Adriani had in the discovery of the three epigrams.
Il saggio esplora il tema della presenza dei tre epigrammi greci, per la prima volta completi e in greco, nell’edizione veneziana del De architectura curata da Fra Giovanni Giocondo, 1511 (Vitr., VIII, 3, 21-23), ripercorrendo, con nuovi argomenti, il passaggio dallo scopritore dei testi, Angelo Poliziano, a Giocondo. È l’occasione per confrontare le varie traduzioni cinquecentesche nelle lingue nazionali dei tre testi, soffermandosi sulla prima traduzione in assoluto in italiano, e in versi, di Fabio Calvo che esegue il volgarizzamento del trattato vitruviano per Raffaello nel 1519. È l’occasione anche per considerare e riconsiderare il rapporto tra Fra Giocondo, Giano Lascaris e Giovan Marco Canozi da Lendinara, che aiutò Giocondo per la parte grafica dell’edizione del 1511, come pure il ruolo, presunto, che ebbe Marcello Virgilio Adriani nella scoperta degli epigrammi
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